Consapevolmente | La Fabbrica degli psicologi
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La Fabbrica degli psicologi

matrix-fields-and-towers-of-bodies2Pubblico qui la mia tesi di laurea appena saltata fuori da non so bene quale cassetto polveroso.

Sebbene un po’ ridondante e piena di citazioni mi pare molto attuale e può essere, forse, di spunto di riflessione a qualcuno, o banalmente essere copiata da qualche studente che ne ha bisogno…😄

Tesi in PDF

 

INDICE

pag. 1 Titolo e ringraziamenti

pag. 2 INTRODUZIONE

pag. 5 CAPITOLO 1 – L’uomo Psicologico

pag. 8 Oltre le apparenze

pag. 12 CAPITOLO 2 – In cerca di Fondamenti

pag. 12 Breve excursus storico filosofico

pag. 15 Mondo antico VS mondo moderno

pag. 18 Una svolta radicale

pag. 25 CAPITOLO 3 – Panorama sulla psicologia

pag. 25 L’etimo e i suoi rimandi

pag. 28 Paradigmi antinomici

pag. 31 La psicologia come dispositivo storico-dialettico

pag. 40 Un eredità ingombrante

pag. 45 L’invito di Bruner

pag. 52 Teorie della Coscienza: variazione d’esempio

pag. 56 CAPITOLO 4 – Credenze dello studente di psicologia: una ricerca 

pag. 56 Coordinate

pag. 63 Uno strumento: Atlas.ti

pag. 68 Postilla: la qualità

pag. 71 La ricerca

pag. 89 Commenti

pag. 90 Considerazioni aggiuntive

pag. 92 CONCLUSIONI

pag. 96 Appendice – Le risposte degli studenti

pag. 105 Bibliografia

pag. 111 Indice

 

Introduzione

Lo scombinamento di quelle leggi,
sulla cui presenza nella mente di ogni altro individuo
 si fa sicuro affidamento, cioè lo scombinamento dell’unico elemento
 che l’altro ha sicuramente in comune con noi,
porta con se tanto orrore che non si osa sfiorare tale meccanismo
 per tema che esso, come un orologio bizzarro,
possa emettere ancora suoni assordanti e possa cosi provocare l’errore del nostro.

Ludwig Binswanger

 

Come una marionetta che, tirata da una parte e dall’altra, si muove sul proprio teatrino, così l’uomo moderno sembra essere sospinto ad agire da misteriosi fili che ne determinano smorfie e movenze in una danza dalle limitate e predeterminate mosse nella quale la libertà di scelta si affievolisce fioca, fin quasi a scomparire del tutto Questo lavoro nasce dall’insoddisfazione provata per un atteggiamento corrente nella psicologia accademica che chiameremo naturalistico. Pensiamo che tale atteggiamento, per quanto storicamente possa avere avuto il senso (discutibile) di prendere le distanze dal retroterra filosofico dal quale la psicologia è emersa, oggi cominci a vacillare. Le forti limitazioni alle quali la psicologia di fine dell’Ottocento ha sottoposto se stessa, per salire sul carro dei vincitori, o in altri termini della scientificità ‘dura’, paiono oggi sempre meno adeguate ad una disciplina che dovrebbe essere in prima istanza la scienza dell’esperienza umana e dei sui significati. Il paradigma naturalistico vede la realtà come una datità esterna, completamente indipendente dall’osservatore, utilizza metodologie misurazionistiche e costringe i fenomeni psicologici a divenire ‘oggetti’ nella sua ricerca di laboratorio, mentre relega le persone al rango di meri ‘organismi’ che funzionano. Le griglie interpretative sono pre-stabilite a priori e non c’è scampo per una qualsivoglia contaminazione soggettiva, ritenuta patogena ed inquinante. Da questi pre-supposti sono maturate tutta una serie approcci alla psicologia che permeano i cosi detti ‘esemplari’ per dirla con Kuhn, sui quali hanno studiato la materia generazioni intere di psicologi. Ricordiamo, a titolo esemplificativo, le parole utilizzate da Darley nel testo del 1984 riedito e riaggiornato numerose volte, oggi tutt’ora adoperato in molti corsi di psicologia: “Vogliamo risposte chiare e sicure alle nostre domande ed abbiamo molta più probabilità di ottenere tali risposte se prepariamo attivamente un esperimento […] gli sperimentatori intervengono, dispongono, preparano manipolano e pianificano […] hanno il controllo di ciò che sta per accadere [… ] il metodo sperimentale procura una certezza nella conoscenza.” [Darley J.M. (1984), pag.21] Un altro esimio collega di Darley, un tale di nome Mc Burney scriveva nel suo ‘Manuale di ricerca in psicologia’ del 1983: “Oggettività significa che se qualcuno avesse guardato sopra la spalla dello scienziato mentre faceva l’osservazione avrebbe visto la stessa cosa […] in modo che gli altri scienziati le possano ripetere se lo desiderano, cercando di ottenere gli stessi risultati dei primi sperimentatori […] le registrazioni accurate, chiare e sicure sono una parte cruciale della scienza.” [Mc Burney, D. H. 1983 pag.20] Questi sono alcuni degli imperativi della visione naturalistica, che oggi paiono le basi inattaccabili della scienza; riteniamo abbiano invece avuto una determinazione storica che il nostro lavoro tenterà di riportare in luce. Sul versante opposto abbiamo trovato un altro modo di intendere la psicologia, che fonda il proprio angolo visuale su di un’epistemologia ed una concezione del mondo antitetiche a quelle del naturalismo. Queste concezioni, hanno affiancato il pensiero naturalistico fin dagli inizi, ma sono rimaste in sordina, praticate ai margini della scientificità in quelle regioni del pensiero sulle quali troneggia il segnale hic sunt leones. Da qualche anno sono però venute allo scoperto ed hanno informato grossa parte della psicologia che rifiuta una certa tradizione di pensiero, sposandone una ove il soggetto della scienza psicologica è, paradossalmente, tornato ad essere L’uomo e la sua esperienza. In questa prospettiva la realtà perde il carattere di compattezza e diviene il risultato della costruzione in prima istanza personale di ciascun individuo e poi di quella convergenza di sguardi che formano la visuale intersoggettiva. Quindi l’obbiettivo della psicologia glissa dai risultati neutri e obbiettivi a quei processi di significazione peculiari alla donazione di senso tipica dell’uomo. Vedremo come in quest’ordine del discorso le relazioni di corrispondenza con gli accadimenti psicologici cessano di essere biunivoche per raggiungere lo stato di metafora, di analogia, di allegoria e sarà funzionale a rischiarare una verosimiglianza e non più una verità assoluta. Sentiamo la forza del carattere vissuto delle parole di un giovane psichiatra fenomenologico, nelle quali sentiamo, non solo le fredde categorie della ragione venire sollecitate ma tutti noi stessi come se potessimo risuonare all’unisono con esse: “Il mio atteggiamento fenomenologico mi porta a donare senso anche a te, catatonico che da anni giaci sbracato sotto l’androne, ed hai fatto dell’angolo tra il pavimento e la colonna, gli assi cartesiani entro i quali inscrivere la planimetria del tuo mondo vissuto. Il pavimento e la colonna sono, così, la tua altezza e la tua larghezza, il tuo orizzonte e la tua profondità. Devo mettermi, allora, per afferrare qualche scheggia di senso, accanto a te, e starci per delle ore, sentirmi, così, prima un verme, e poi un sasso, e poi un rifiuto e poi un prato, e poi sempre più staccato, e poi forse libero. Forse, te. Forse, me. [Di Petta, G., 2003, pag182]

…continua a leggere se ti va

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